mercoledì 17 ottobre 2018

Hitler riuscì a fuggire in America Latina? Le ragioni storiche e scientifiche per cui NON dobbiamo crederci

Quanto segue è un articolo redatto dallo storico Antonio Coppola.



Parlare di Hitler fa fare sempre tante visualizzazioni e sostenere teorie stravaganti a proposito dei suoi ultimi giorni, per quanto possa essere divertente dal punto di vista creativo, sul piano storico, nella maggior parte dei casi, si traduce in bufale colossali sostenute da “giornalisti” che si arrampicano sugli specchi come se non ci fosse un domani, ma andiamo con ordine. Una delle teorie più amate sul destino di Hitler, vorrebbe che questi, poco prima della caduta di Berlino e della fine della guerra, sia riuscito a fuggire lontano dalla città e raggiungere la Danimarca, attraversando mezza Germania riuscendo in qualche modo a passare inosservato agli occhi dei numerosi soldati alleati che assediavano la regione e una volta arrivato in Danimarca, da qui sarebbe salito su di un aereo, avrebbe volato sui cieli di mezza Europa, sfuggendo ancora una volta agli alleati e - una volta atterrato a Barcellona - si sarebbe imbarcato su un sottomarino che lo avrebbe condotto in America Latina. È una teoria sicuramente molto affascinante e avvincente, ma ricca di criticità e quasi completamente priva di prove a supporto. L'unica prova apparentemente reale a supporto di questa tesi sarebbe nelle mani del giornalista investigativo Gerrard Williams il quale venuto in possesso di alcuni rapporti e verbali di un processo al pilota tedesco Peter Baumgart avrebbe dichiarato:

"Abbiamo i rapporti di Peter Baumgart, che venne arrestato ma, durante il processo, disse di aver portato Hitler, Eva Braun e alcune altre persone a Tønder in Danimarca, per poi vederli salire su un altro aereo e volare a Reus, appena fuori Barcellona".  
"Il generale Franco aveva ottimi rapporti con Hitler e così fornì un aereo dell’Aeronautica spagnola che lo portò a Fuerteventura. Lì Hitler e la moglie salirono a bordo di un convoglio di tre sottomarini. Quando arrivarono sulla costa dell’Argentina passarono la notte in un ranch chiamato Moromar, per poi recarsi a San Carlos de Bariloche in una proprietà dell’ambasciatore nazista in Cile".

Per Williams queste parole sono una prova più che eloquente della veridicità della teoria, Hitler è, senza alcuna ombra di dubbio, fuggito in America Latina. Purtroppo per Williams la sua ossessione per la ricerca di Hitler, sulle cui tracce ha trascorso gran parte della sua vita da giornalista, come abbiamo già detto questa teoria presenta molteplici criticità. La testimonianza del pilota, per quanto avvincente e interessante, conta ben poco, soprattutto se a smentire questa teoria ci sono prove reali, frutto dell'analisi forense, ma andiamo con ordine e vediamo quali sono le criticità della teoria di Williams e della testimonianza di Baumgart.

Baumgart sapeva di trasportare Eva Braun e Adolf Hitler

Se è vero che Hitler ed Eva Braun sono fuggiti nella più totale segretezza, allora, il compito di accompagnare i due volti più noti del Reich in Danimarca sarebbe stato affidato ad un uomo di estrema fiducia per il Reich, qualcuno di cui il Fuhrer stesso, probabilmente per intercessione di qualcuno dei suoi fedelissimi, potesse fidarsi ciecamente, al punto di affidare a questo singolo uomo la propria sopravvivenza. Il pilota incaricato per una simile missione molto probabilmente sarebbe stato un uomo leale al Reich oltre ogni limite e soprattutto, un uomo devoto ad Hitler, un uomo che non avrebbe mai tradito il segreto del suo Fuhrer, e che molto probabilmente sarebbe morto pur di mantenere il segreto. A questo punto, possiamo ipotizzare che, la ricostruzione più realistica in merito alla fuga di Hitler, veda una fuga totalmente anonima, con un Hitler in incognito, camuffato in qualche modo, e scortato da un fedelissimo del Reich pronto ad eseguire gli ordini ed eventualmente a morire, senza fare troppe domande, senza chiedersi o chiedere chi fossero le persone che stava accompagnando e, in ogni caso, una volta giunti a destinazione, molto probabilmente questo qualcuno sarebbe stato assassinato dallo stesso Hitler, così da non correre alcun rischio per la propria sicurezza, del resto è difficile immaginare che, un uomo il quale ha simulato la propria morte per sfuggire agli alleati, lasci dietro di se una lunga scia di testimoni in grado di smentire la propria morte. Insomma, anche se non morto realmente e se fosse reale la teoria della fuga, allora il nome di Hitler sarebbe comunque morto in quel bunker e non avrebbe lasciato Berlino o la Germania, esattamente come avevano fatto tutti i gerarchi nazisti fuggiti dai territori del Reich negli ultimi mesi di guerra.

Passare inosservati nei cieli di mezza Europa

La seconda incongruenza in questa teoria riguarda la fuga vera e propria, Hitler sarebbe fuggito da Berlino dirigendosi prima in Danimarca e poi a Barcellona, riuscendo a superare inosservato gli uomini dell'Armata Rossa che si avvicinavano a Berlino, riuscendo a percorrere più di 300 chilometri che separano Berlino da Tonder, volando in un territorio controllato dagli alleati. Se le cose sono davvero andate in questo modo, c'è solo una spiegazione possibile, Hitler era il figlio illegittimo di Houdini e di Arsenio Lupin III, un vero e proprio maestro del travestimento e dell'illusionismo che, nonostante fosse probabilmente l'uomo più iconico e con il volto più noto della propria epoca e nonostante in quel momento fosse l'uomo più ricercato del pianeta, riuscì a passare inosservato, sgattaiolando sotto gli occhi del nemico, fuori da Berlino e lì sarebbe riuscito a salire su un aereo che lo avrebbe condotto a Tonder, senza essere abbattuto dalle forze aeree alleate. Non credo sia necessario spiegarlo ma, per non correre rischi lo spiegherò ugualmente. Quasi nessuno dei nazisti fuggiti sul finire della guerra, si trovava in Germania al momento della fuga e nessuno dei pochi che si trovavano in Germania si trovava a Berlino, questo perché la capitale era assediata, stretta dal fuoco incrociato delle forze angloamericane e dell'armata rossa. Fuggire da Berlino era umanamente impossibile, chiunque provasse a lasciare la città durante la stretta finale veniva identificato e messo agli arresti a meno di rarissime eccezioni, e questo significa che un uomo come Hitler, con l'aspetto di Hitler, anche se camuffato e modificato in qualche modo, non sarebbe mai riuscito ad allontanarsi inosservato, dalla città di Berlino.

La testimonianza di Baumgart è davvero attendibile?

Senza considerare le mille incongruenze emerse fino a questo punto, dobbiamo chiederci, la testimonianza di Baumgart, durante il processo, è valida? Conoscendo il destino a cui andava in contro in qualità di soldato del Reich, possiamo davvero credere che Baumgart abbia detto la verità? Oppure ha semplicemente cercato una via di uscita, che gli permettesse di sopravvivere, fornendo informazioni per la cattura di un pesce decisamente più grosso di lui? Oppure possiamo supporre che Baumgart si sia inventato tutto, basandosi magari su alcuni eventi reali, pur di avere un qualche sconto di pena? In un discorso storico e investigativo, bisogna tenere sotto mano entrambe le ipotesi, non possiamo fidarci ciecamente delle parole di una persona che rischiava la pena capitale, se poi consideriamo la delicatezza della missione di condurre Hitler fuori da Berlino e, come dicevamo sopra, questa missione sarebbe stata affidata ad un fedelissimo, un uomo pronto a morire per il proprio Fuhrer, ecco che la veridicità di queste parole viene fortemente messa in discussione e affinché sia valida dovrebbero esserci delle prove concrete, o altre testimonianze in grado di confermare o smentire questa teoria, e se da una parte non abbiamo altre testimonianze favorevoli, dall’altra abbiamo qualcosa di meglio.

Abbiamo le prove della morte di Hitler nel bunker



Quelle elencate sono solo alcune delle criticità della teoria, in realtà ne esistono molte altre, ma che non starò qui ad elencare e in realtà avrei potuto glissare su tutte le precedenti criticità, soffermandomi su quest'ultimo punto, le prove della morte di Hitler nel bunker di Berlino. Non molto tempo fa ho pubblicato un articolo, che vi invito a recuperare, in cui presentavo i risultati di uno studio clinico condotto da una equipe di antropologi forensi, su alcuni frammenti ossei classificati e dimenticati, appartenuti ad un corpo senza nome, ritrovato nel bunker di Berlino. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul "European Journal of Internal Medicine" attraverso un articolo molto interessante dal punto di vista storico, intitolato "The remains of Adolf Hitler: A biomedical analysis and definitive identification", per chi non conoscesse l'inglese "I resti di Adolf Hitler: analisi biomedica e identificazione definitiva". Per chi volesse approfondire la questione può recuperare il mio precedente articolo, qui mi limiterò ad esporre i risultati dello studio. Tra i frammenti ossei ritrovati c’è quello del cranio lesionato che presenta un’uscita peri mortem, compatibile con un foro di proiettile, all’altezza dell’osso parietale sinistro. Per l'equipe di esperti forensi che ha analizzato le ossa, molto probabilmente il proiettile che ha causato quel foro è stato letale, insomma, il proprietario di quelle ossa è morto per un colpo di pistola alla testa. La posizione del foro di proiettile coincide con le informazioni a noi note sulla morte di Hitler, il cui decesso, secondo le fonti ufficiali, è stata causata proprio da un colpo di proiettile alla tempia sinistra. Come spiego nell'altro articolo non sappiamo se sia stato un suicidio o meno, perché l'angolazione del proiettile non sembra totalmente compatibile con l'ipotesi di suicidio. Tra i frammenti ossei ritrovati ed analizzati dall'equipe forense vi sono anche alcuni frammenti della mascella, i quali - sulla base delle radiografie dentarie di Hitler - pervenuteci attraverso la sua scheda clinica, sembrano essere compatibili ben oltre il 90%. Una simile compatibilità nella dentatura e nelle protesi dentarie presenti è strabiliante. Pur non escludendo l'ipotesi di una coincidenza, gli esperti forensi sono abbastanza convinti del fatto che quei denti, che quella mascella e quelle ossa appartenessero a Hitler. Del resto, nel 1945 l'identificazione dei cadaveri attraverso l'impronta dentale non era la prassi, anche perché all'epoca non vi era alcuna teoria di odontoiatria forense, questa scienza è molto recente, basti considerare che, solo a partire dagli anni 90 ha iniziato a diffondersi come elemento di prova nei tribunali statunitensi, i quali sono stati i primi a riconoscerne l'unicità e la validità come prova al pari del DNA e delle impronte digitali.

Insomma, Hitler è davvero fuggito in Argentina?

Se bene ci siano molte teorie in merito, queste risultano totalmente speculative e prive di alcun tipo di documentazione valida e verificabile, prive di prove concrete, la cui assenza è spesso giustificata da un qualche complotto, e il più delle volte, si appoggiano a documentazioni parziali, testimonianze inconcludenti e indagini svolte nei primi anni 50 da agenti statunitensi che non credevano alla versione ufficiale fornita dall'Unione sovietica. Tuttavia, le prove antropologiche, gli studi clinici e forensi, sembrano dimostrarci, ormai oltre ogni ragionevole dubbio, che Hitler sia effettivamente morto in quel Bunker berlinese nell'aprile del 1945, e viste le prove in nostro possesso, forse dovremmo interrogarci di più sul come è morto effettivamente Hitler: si è suicidato o è stato assassinato? Se si tratta di assassinio, chi è stato ad esplodere il proiettile che lo avrebbe ucciso salvandolo dall'umiliazione dell'arresto e dei processi di Norimberga? Di sicuro queste domande non troveranno risposta finché continueremo ad inseguire fantasmi e teorie stravaganti.

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